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Tutela lavoro notturno

Per lavoro notturno si intende quel lavoro prestato in un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino. Quindi, il lavoro notturno è quello svolto tra le 24 e le 6, ovvero tra le 22 e le 5.

Cosa si intende per lavoro notturno

Per “lavoratore notturno” si intende: 

  • qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale; 
  • qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dalla contrattazione collettiva. In difetto di disciplina da parte della contrattazione collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all’anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro part-time. 

Gli orari di lavoro atipici, tra cui, ad esempio, il lavoro a turni e il lavoro notturno, interessano molti settori e sono in aumento con una crescita sensibile tra le donne e nel settore dei servizi.

Per i lavoratori queste forme di organizzazione del lavoro si accompagnano a una “desincronizzazione” dei ritmi biologici, sociali e familiari, che, come indicano diversi studi, può portare a vari problemi di salute. E per questo motivo è importante conoscere i rischi e promuovere e incoraggiare l’introduzione di misure preventive.

I disturbi associati

Il lavoro notturno è associato a disturbi del sonno e della vigilanza (con una media di un’ora di sonno in meno al giorno), a un aumento del rischio di sonnolenza e a un maggior rischio di incidenti e quasi incidenti. Inoltre, nelle donne che lavorano di notte è stato riscontrato un aumento del rischio di cancro al seno. E durante la gravidanza è stato registrato un aumento del rischio di aborto spontaneo, parto prematuro e ritardo di crescita intrauterino.

Ci sono anche altri disturbi associati, sebbene in misura minore, al lavoro notturno: un aumento delle malattie cardiovascolari, dell’indice di massa corporea, dell’ipertensione arteriosa o degli squilibri lipidici, dei sintomi digestivi o un aumento del rischio di ulcera gastrica, nonché dei disturbi psicologici, con un aumento del rischio di depressione o di disturbi d’ansia.

Il lavoro notturno e a turni può anche essere responsabile, in alcuni lavoratori, di un disturbo del ritmo circadiano sonno-veglia. Questo disturbo è legato alla “disregolazione” del funzionamento dell’orologio biologico, sotto l’influenza dei segnali inviati dall’ambiente esterno (ad esempio, l’esposizione alla luce e all’attività durante un periodo che dovrebbe essere dedicato al sonno). Questo disturbo, noto come “disturbo del sonno nei lavoratori a turni o notturni”.

Gli “effetti probabili”

Gli altri effetti classificati dall’Anses sono “effetti probabili”. Tra questi vi sono quelli che influiscono sulla salute psicologica (ansia e depressione), quelli che compromettono la vigilanza e le prestazioni cognitive e quelli che causano il cancro al seno, alla prostata e altri tipi di cancro (ovaio, pancreas, colon-retto). Vi è anche un aumento del rischio di sovrappeso e obesità, nonché un aumento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e le malattie coronariche. Infine, un terzo gruppo di “possibili effetti” comprende quelli di cui è stata dimostrata l’esistenza in studi sperimentali su uomini e animali, ma che non sono stati confermati dai risultati di studi clinici ed epidemiologici sull’uomo. Insomma, non ci sono prove sufficienti per concludere che ci sia un effetto, oppure i dati sono di scarsa qualità. Si tratta dei rischi di aumento dei livelli di lipidi nel sangue, di pressione alta e di ictus.

Inoltre, nel 2019, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il lavoro notturno come probabile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2A). L’agenzia ha basato la sua classificazione su studi scientifici che mostrano associazioni significative tra il lavoro notturno e lo sviluppo del cancro al seno, alla prostata, al colon e al retto. I lavoratori più a rischio sono quelli che operano nei settori in cui il lavoro notturno è più diffuso: sanità, industria, servizi, commercio e trasporti.

Nel suo rapporto, l’Anses ha poi evidenziato anche altri impatti del lavoro notturno, come quello sulla vita sociale e familiare.

Infine, uno studio sugli incidenti sul lavoro durante i turni di notte ha dimostrato che sono più frequenti e più gravi di quelli osservati durante il giorno. Sono favoriti dalla sonnolenza e dalla ridotta vigilanza dei lavoratori notturni, oltre che dai cambiamenti delle condizioni di lavoro che non sono le stesse di quelle incontrate durante il giorno.

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