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Valutazione rischio ultrasuoni

Gli ultrasuoni (US) sono onde acustiche ed al pari del rumore e degli infrasuoni sono oggetto, tra gli altri agenti fisici, del Titolo VIII del D.Lgs. 81/08. Gli US sono caratterizzati da frequenze al di sopra del limite superiore di udibilità per l’orecchio umano. Questo limite, soggettivo e variabile con l’età, è compreso nell’intervallo 16 kHz – 20 kHz. Le onde acustiche in questo intervallo di frequenze possono essere considerate “rumore” in presenza di uno spettro continuo di emissione a frequenze inferiori a 20 kHz, in tal caso può essere opportuno fare riferimento alle disposizioni del Capo II del Titolo VIII del D.Lgs. 81/08 dedicato al rumore; al contrario, in presenza di emissioni per lo più tonali a frequenze superiori a 16 kHz, si possono considerare “ultrasuoni” e può essere opportuno fare riferimento alle indicazioni operative dedicate agli US.

Per frequenze superiori a circa 300 kHz, ai fini pratici si può affermare che gli US non si propagano in aria, in quanto i fenomeni di assorbimento diventano rilevanti in percorsi dell’onda dell’ordine del millimetro.

In ambiente di lavoro, gli US sono quasi sempre intenzionalmente generati in aria o in altro mezzo fluido (ad esempio acqua), per produrre specifici effetti.

Per quanto riguarda la generazione e propagazione degli US nei solidi, tra le applicazioni in ambito industriale ricordiamo i processi di trafilatura; incisione; saldatura di metalli e plastiche; controlli non distruttivi per la rilevazione dei difetti dei materiali che lavorano con US continui o impulsati; prove a fatica.

Alcune possibili sorgenti di US

Alcuni esempi di possibili sorgenti di US sono:

  • macchine e impianti con circolazione di gas ad alta pressione;
  • macchine e impianti con parti rotanti o striscianti;
  • lavatrici a US;
  • bagni a US da laboratorio;
  • saldatura in impianti di confezionamento;
  • applicazioni mediche in diagnostica e terapia (ecografia, fisioterapia);
  • applicazioni in ambito estetico e di medicina estetica.

Alcuni apparati possono essere causa di generazione non intenzionale di US, quali: caldaie, condensatori, sistemi di aria di controllo, valvole, scaricatori di condensa, motori, pompe, ingranaggi, ventilatori, compressori, convettori, quadri meccanici/elettrici, trasformatori, turbine gas/vapore, generatori, iniettori per lubrificazione.

Inoltre, poiché in natura alcune specie animali (es. pipistrelli, cani) hanno una sensibilità agli US maggiore di quella umana, sono stati sviluppati dispositivi di dissuasione basati su US il cui utilizzo in sicurezza potrebbe richiedere restrizioni per la popolazione inconsapevole.

Lo schema seguente riassume le principali applicazioni degli US.

Dispositivi/applicazioni in cui si hanno emissioni ultrasoniche

Quali sono gli effetti dovuti all’esposizione a ultrasuoni?

La caratteristica degli US di non essere percepiti dall’orecchio umano rende possibili molteplici applicazioni degli US stessi a livelli di intensità così elevati che alle frequenze udibili non sarebbero sopportabili da parte dell’apparato uditivo umano; d’altra parte, tali elevati livelli di intensità possono comportare rischi per la salute di soggetti la cui esposizione può anche essere inconsapevole.

In generale il rischio occupazionale da esposizione a US è legato principalmente alla possibilità che il lavoratore possa entrare accidentalmente a contatto diretto con gli US generati dalla sorgente, soprattutto nelle fasi manutentive.

L’esposizione a contatto avviene quando non vi è interposizione di aria o di un liquido tra la sorgente che genera US ed il tessuto esposto. L’esposizione per contatto diretto è in grado di trasferire la maggior parte dell’energia irradiata al tessuto esposto. Gli strati di aria o di liquido eventualmente interposti riducono l’esposizione. Ad esempio, se un operatore immerge accidentalmente le dita nel bagno d’acqua di un umidificatore ad US, l’energia trasferita alle ossa è approssimativamente il 65% di quella irradiata. Ma se le dita sono fuori dall’acqua, l’energia trasferita risulta essere vari ordini di grandezza inferiore.

Dispositivi che operano nell’intervallo di frequenze dei megahertz sono in grado di danneggiare i tessuti solo in caso di contatto diretto del corpo con la sorgente.

Nel caso di propagazione aerea gli operatori possono risultare esposti a livelli nocivi per l’apparato uditivo, come può avvenire nel caso di addetti a saldature o pulitrici o altri apparati ad US.

Gli US possono provocare:

  • Effetti sull’apparato uditivo. Tali effetti si riferiscono a US a bassa frequenza, fino circa a 100 kHz. Può verificarsi un innalzamento temporaneo della soglia uditiva che può portare nel tempo ad una perdita significativa dell’udito. Alcuni studi associano questi effetti alle subarmoniche nel campo dell’udibile generate da sorgenti di US.
  • Effetti soggettivi. La percezione di tali effetti può variare da individuo a individuo. Sono stati segnalati affaticamento eccessivo, cefalea, nausea, vomito, gastralgie, sensazione di occlusione e pressione nell’orecchio, ronzii, disturbi del sonno, perdita del senso di equilibrio, vertigini ecc. anch’essi presumibilmente dovuti alle componenti udibili di alta frequenza (sub armoniche delle emissioni ultrasoniche).Inoltre, alcuni individui, in particolare i soggetti più giovani, possono percepire sensazioni uditive in presenza di US alle frequenze più basse (16-20 kHz) con possibile disagio.
  • Effetti di cavitazione in organi/tessuti contenenti gas anche disciolti. Tali fenomeni, di tipo meccanico, sono in genere determinati dall’applicazione degli US in ambito estetico e medico.
  • Effetti termici su organi e tessuti. Si riferiscono principalmente ad US a frequenze > 1 MHz. L’assorbimento localizzato o diffuso di energia può provocare il riscaldamento del tessuto interessato, con entità dipendente dalla frequenza ultrasonica. Il danno è funzione del calore accumulato e quindi della variazione di temperatura nel tessuto.È opportuno segnalare che gli US potrebbero influire negativamente su dispositivi medici quali ad esempio protesi acustiche, lenti a contatto e pacemaker, determinando sui soggetti esposti effetti di tipo indiretto.

Quali sono le condizioni che aumentano il rischio da ultrasuoni?

Con riferimento all’articolo 183 del D.Lgs.81/08 (Lavoratori particolarmente sensibili), il datore di lavoro adatta le misure di cui all’articolo 182 (Disposizioni miranti ad eliminare o ridurre i rischi) alle esigenze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio che, anche nel caso di esposizione ad US, includono i minori (L.977/67 e s.m.i.) e le lavoratrici in gravidanza (D.Lgs.151/2001).

Vanno inoltre annoverati i lavoratori che indossano protesi acustiche, lenti a contatto, pacemaker (soprattutto se di vecchia generazione), soggetti ipoacusici.

Per quanto riguarda gli effetti sull’apparato uditivo, alcuni individui possono risultare più suscettibili di altri all’insorgenza di disturbi per predisposizione individuale o altro.

I principali fattori che possono incrementare il rischio individuale sono:

  • predisposizione individuale;
  • età;
  • patologie croniche come diabete ed ipertensione;
  • fumo;
  • patologie pregresse a carico dell’organo dell’udito;
  • uso di farmaci ototossici (di seguito trattati);
  • esposizione a sostanze ototossiche (di seguito trattate);
  • esposizione a vibrazioni.

OTOTOSSICI

Sostanze ototossiche:

Le sostanze chimiche, i solventi e i medicinali che possono causare danni all’udito permanenti o temporanei sono chiamate ototossine. Molti solventi industriali sono ototossici.

Le sostanze chimiche solitamente inalate o assorbite attraverso la pelle possono raggiungere l’orecchio interno attraverso la circolazione sanguigna.

Le sostanze chimiche e i solventi di cui è noto l’effetto ototossico comprendono: tricloroetilene, xilene, stirene, toluene, esano e disolfuro di carbonio.

Danni all’orecchio interno possono venire anche dall’ossido di carbonio, che causa un’ipossia generale dell’organismo.

Farmaci ototossici:

L’uso di alcuni medicinali può anch’esso avere effetti ototossici.

Chi assume farmaci di cui è noto l’effetto ototossico non dovrebbe essere esposto agli US. Fra i medicinali che hanno un’influenza sull’udito si trovano alcuni antibiotici, i farmaci per il trattamento del cancro, diuretici e chinine. Non è stato provato un effetto combinato di medicinali e US sull’udito nonostante gli effetti individuali di molti farmaci sull’udito siano ben documentati.

In tabella si riportano gli agenti chimici che possono causare perdita dell’udito ed un elenco non esaustivo delle industrie maggiormente interessate dalla loro utilizzazione.

Non sono note curve dose risposta che consentano di quantificare l’incremento del rischio di esposizione agli US in presenza di dette sostanze.

INTERAZIONE FRA ESPOSIZIONE AD US E VIBRAZIONI

In analogia a quanto avviene per esposizione al rumore possono verificarsi effetti sinergici tra esposizione a US ed esposizione a vibrazioni mano braccio o corpo intero. Non sono però disponibili relazioni dose risposta relative a tali interazioni. Al fine di garantire misure preventive, si assume che esposizioni a vibrazioni superiori a valori di azione debbano essere sempre considerate come in grado di incrementare il rischio espositivo a US.

Si sottolinea che per tutte le condizioni di incremento di rischio espositivo trattate, la valutazione del rischio è da effettuarsi caso per caso. È consigliabile segnalare le aree nelle quali i livelli di esposizione sono superiori a quelli più restrittivi indicati per la popolazione dai riferimenti protezionistici internazionali, quali quelli stabiliti dall’IRPA/INIRC, tenendo presente che, in alcuni casi, essi potrebbero non essere sufficientemente protettivi.

Il personale qualificato che effettua la valutazione indicherà, in collaborazione con il medico competente, eventualmente in collaborazione con il Medico Specialista Audiologo/Otorinolaringoiatra, l’esigenza delle particolari tutele previste dai riferimenti protezionistici internazionali o dalla letteratura rispetto ai gruppi di lavoratori particolarmente sensibili.

La valutazione del rischio

La valutazione del rischio da esposizione a ultrasuoni è supportata dalla Relazione Tecnica redatta dal personale qualificato, da allegare al Documento di Valutazione dei Rischi aziendale.

In particolare, la valutazione del rischio dovuto all’ esposizione a ultrasuoni “deve tener conto delle sorgenti, della loro ubicazione, delle loro caratteristiche di emissione, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro, delle condizioni di esposizione e deve riportare le mansioni o i gruppi omogenei cui il rischio è associato.

E il Documento deve riportare, “oltre quanto contenuto nella Relazione Tecnica, le misure di prevenzione e protezione già in essere e indicare il programma delle misure atte a garantire nel tempo il mantenimento e miglioramento dei livelli di salute e sicurezza con le relative procedure aziendali ed i soggetti in possesso di adeguate competenze/formazione che vi debbono provvedere. Per garantire il mantenimento dei livelli di protezione un ruolo fondamentale lo gioca l’attuazione di un efficace programma di manutenzione ordinaria e straordinaria degli apparati”.

Si segnala che la valutazione del rischio “va effettuata e riprogrammata almeno ogni quattro anni e ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta (ad es. sostituzione dei macchinari, interventi di mitigazione, ecc), ovvero quando i risultati della sorveglianza sanitaria o l’aggiornamento della normativa rendano necessaria la sua revisione”.

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